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INCONTRO USMI A VITORCHIANO (VT)

Dalla vita comune alla vita di comunione

Introduzione
 
Riflettiamo insieme sul grande dono che il Padre ci ha fatto: la consacrazione religiosa.
È un tesoro in vasi di creta (2 Cor 4,7) da custodire insieme, col nostro vivere in comunione.    
Temi come “comunione”, “vita fraterna”, per noi religiosi non sono estranei. Ci hanno insegnato che siamo essere sociali, che non possiamo fare a meno della relazione, anzi ci realizziamo proprio attraverso la relazione. Eppure dobbiamo essere onesti: facciamo ancora tanta difficoltà a mantenere la comunione, a mettere insieme le differenze in maniera armonica.
Se vogliamo migliorare i rapporti nelle nostre case religiose è necessario passare dalla vita comune alla vita di comunione in cui si diventa una Famiglia che compie insieme la volontà di Dio1.

1. Gesù e il Vangelo come motivo di comunione

Per la conversione dalla vita comune alla vita di comunione si deve iniziare col rimettere Gesù e il suo Vangelo come motivo del nostro vivere insieme. Gesù e il suo messaggio sono il motivo della nostra convivialità e dei nostri sforzi di comunione, non dimentichiamolo!
Le nostre fraternità devono essere animate dalla carità fraterna, cuore del messaggio cristiano, un cuore che si allarga a tutti persino ai nemici.  
Più volte siamo stati definiti “esperti di comunione”, ma diventeremo esperte in comunione soltanto quando riusciremo ad incontrare e amare Gesù nella comunione, nella condivisione di vita.
La fraternità è lo spazio teologico dentro il quale possiamo incontrare Gesù.  
È l’amore di Gesù che migliora le nostre relazioni, rendendole più evangeliche.
La fraternità, come esperienza d’amore, è segno eloquente di comunione2.

2. L’approvazione dell’altro

Per la conversione dalla vita comune alla vita di comunione serve l’approvazione dell’altro, farlo sentire accettato, apprezzato, incoraggiato. La reciproca approvazione è in forte contrasto con l’affermazione di sé; nell’approvazione reciproca mettiamo al centro l’altro e non se stessi e in questa approvazione cerchiamo soprattutto il bene nell’altro3.
Quali sono i vantaggi dell’approvazione? Rende l’altro più sicuro di sé, lo rende sempre più persona e lo fa aprire a sua volta agli altri; la donna riconosciuta nel suo valore a sua volta diventa una donna che riconosce il valore degli altri4.
In una comunità dove l’approvazione reciproca viene coltivata e vissuta prevale un clima di crescita.
La suora si sente stimolata ad approfondire la bontà che già possiede, impara ad accettarsi così come è, condizione essenziale per amare se stessi. Chi è incapace di amare, spesso è perché è incapace di amare se stesso.
Certo, approvare non è semplice, perché molto spesso siamo soggiogati dal nostro egoismo e dal senso di rivalità nei confronti degli altri.

3. La correzione fraterna

L’approvazione non esclude la correzione fraterna, anzi essa è essenziale per la comunione, ma solo se animata dalla profonda carità. Quando invece la correzione è frutto di un’aggressività verso l’altro, perché ci si sente irritati e feriti, esso provocherà soltanto un’aggressività e una ingiustificata autodifesa; sarà solo un modo per sfogare le nostre emozioni e trasferirà nell’altro solo aggressività e negatività.
Con la correzione fraterna viene dato all’altro lo spazio per reagire, difendersi, nella calma, tenendo aperto il dialogo e sotto controllo le emozioni.

4. Il perdono

Per la conversione dalla vita comune alla vita di comunione è necessario il perdono, il perdonarsi a vicenda. Se una comunità insiste troppo sugli errori commessi dai fratelli o sorelle, allora la comunità muore, risulterà impossibile vivere insieme.
Il più grande peccato commesso contro l’amore fraterno è il rifiuto di chiedere perdono e di perdonare e questo peccato impedisce ai consacrati di essere “esperti di comunione”.
Non dobbiamo rassegnarci, dobbiamo mettercela tutta e costruire insieme delle «comunità fraterne raccolte nella lode di Dio e in una concreta esperienza di comunione»5.


Le comunità religiose dovrebbero incontrarsi spesso per aiutarsi ad alzare il livello delle rispettive fraternità. Insieme possiamo fare tanta strada.

[1] Cf Giovanni Paolo II, Esortazione post-sinodale Vita consecrata, 41.
[2] Cf Vita consecrata, 42.
[3] Cf Ubi caritas,74.
[4 ]Cf Ibid.
[5] Vita consecrata, 41.