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L'esame di coscienza. Meglio di ieri, peggio di domani

“Signore, che io ti conosca e mi conosca”.  
Portiamo nella nostra preghiera personale il desiderio della conoscenza di Dio e della conoscenza di noi stessi.
Partiamo dalla conoscenza dei nostri peccati, dai nostri condizionamenti che ci fanno scegliere il male che non vogliamo (cf. Rm 7,19).
In passato era molto sentita la pratica dell’esame di coscienza quotidiana, ma attualmente, oltre ai pochi consacrati e laici che ancora pregano la «Compieta», è stato ridotto a un momento preparatorio alla confessione.
 
Almeno noi proviamo a recuperare questo efficace mezzo di vigilanza.
Il mondo è come un ring dentro il quale si svolge il nostro incontro di pugilato con lo spirito del male.
Solo uno dei due vince. Se vince lui, perdo io e anche se vinco io, i colpi che l’avversario è riuscito a darmi, mi hanno causato cicatrici.
Ebbene, l’esame di coscienza è come una strategia per vincere e per evitare il più possibile i colpi, con l’aiuto dello Spirito di Gesù.
 
Gesù è venuto a gettare fuoco sulla terra e vorrebbe tanto che fosse già acceso (cf. Lc 12,49); nel nostro esame di coscienza chiediamoci se abbiamo ancora il fuoco acceso dentro al cuore!
Se il cuore è infiammato dell’amore di Dio non serve una programmazione per evangelizzare, il cuore arroventato provocherebbe un incendio. Non si può portare una cosa che non abbiamo, non possiamo portare lo Spirito di Gesù se non l’abbiamo neppure noi!
Il fuoco è Gesù, la sua parola, il suo Spirito, che provoca «le guerre culturali, le guerre familiari, le guerre sociali, anche la guerra nel cuore, la lotta interiore» (Papa Francesco, omelia del 26 ottobre 2017). È questo il fuoco, spiega Papa Francesco, che non lascia tranquilli, spinge al cambiamento.
Se per un periodo, breve o lungo, abbiamo inseguito il piacere concupiscente che ci ha portato a sbagliare molte volte, questo è il kairos, è il tempo in cui Dio ci salva e ci dà la vita nuova, una vita vissuta con Lui e per Lui.

Quando fare l’esame di coscienza? Tutti i giorni, prima di coricarci, ci inginocchiamo davanti al crocifisso, facciamo qualche istante di silenzio; poi iniziamo a ripercorrere con la mente la giornata trascorsa… il bene che siamo riusciti a fare e gli errori commessi. Accompagniamo i ricordi negativi con il pentimento e con il desiderio di essere migliori.

Possiamo e dobbiamo fare del nostro meglio; se noi faremo il possibile, Dio farà l’impossibile.
«Meglio di ieri e peggio di domani», dobbiamo poter dire ogni giorno a noi stessi: «oggi ho fatto meglio di ieri… ho amato di più, sono stato più buono, mi sono controllato con il cibo, non sono stato impulsivo, ecc..»; ma domani, domani andrà ancora meglio, «domani sarò più santo, sarò più Gesù».