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APPROFONDIMENTO DEL NOSTRO CARISMA

Braccia sempre spalancate

«Ogni casa, deve essere un luogo d'accoglienza, come delle "braccia sempre spalancate"; un luogo dove si celebri l'amore, un piccolo villaggio dell'amore. Una casa per tutti! Chiunque vi entri deve sentirsi amato» (Caritas sine modo. Regola di vita dei frati e delle suore di Maria, 13).

Il grembiule dei frati e delle suore di Maria si allunga all’accoglienza dell’uomo che vuole fare esperienza di Dio soprattutto nella comunione fraterna.

Ci sono svariati modi di definire l’accoglienza, personalmente preferisco indicarla come espressione della Carità. Volutamente l’ho scritta in maiuscolo, senza aggiungere “di Cristo”.

Prima di essere una virtù teologale, la Carità è Dio.

Dio è Carità, Gesù è Carità. Vivere la Carità significa “vivere Gesù”. È consuetudine usare la bella espressione “vivere per Gesù”, ma le Cinque Pietre dovrebbero incominciare a usare “vivere Gesù”. Gesù si vive, la Carità si vive… e cosa significa vivere Gesù? Significa farlo crescere, dentro di noi. Gesù cresce autonomamente ma siamo noi a decidere se farlo crescere dentro o fuori di noi. Il Caritas cresce e giungerà al sine modo, ma dipende da noi se dentro o fuori di noi.

Quando Gesù/Carità cresce in noi, si riproducono in noi le sue stesse inclinazioni, i suoi stessi modi di parlare e di agire, gli stessi doni, la stessa interiorità.

immaginiperiodico20190215pBene, un modo di agire di Gesù è accogliere. Gesù amava accogliere, il cristiano, cioè chi appartiene a Cristo deve accogliere e per accogliere ci si deve ridimensionare.

Non è facile il ridimensionamento ma possibile. Quando sentiamo questa parola pensiamo subito al nostro egoismo; ridimensionare significa sì rimpicciolire il nostro ego ma non solo. Attenzione a questa delicata sfaccettatura: “rimpicciolire”, non “annullare”. Bisogna aver cura del nostro io, non maltrattarlo.

Rinnegamento non significa annullamento. Rimpicciolire significa ridare al nostro essere la giusta statura che non necessariamente è la piccolezza; è rispettare la “statura” che il Padre ci ha dato. Se il Padre rende un suo figlio “grande”, non è una colpa, non è qualcosa da combattere, da cambiare. Rimpicciolire significa prendere la statura della creatura e scartare ogni tentativo di prendere “la statura di Dio”. Significa allora diventare figli, figli obbedienti al Padre.

La nostra vita non ci appartiene, da quando abbiamo pubblicamente professato la nostra scelta di vivere in obbedienza, castità, povertà siam diventati un bene di Dio.

Così i nostri macanàim, che sono una manifestazione dell’interiorità del frate e della suora di Maria, non sono una proprietà privata, appartengono alla Trinità, appartengono alla Madre dei poveri.

Noi frati e suore di Maria non abbiamo “proprietà”, cioè siamo distaccati dai beni; ne usufruiamo ma “senza vincoli”. Essere “senza vincoli, è questa una forma di povertà. Possiamo chiamare un macanàim “casa” perché il Padrone di casa non ci tratta da ospiti, anzi fa di tutto per farci sentire a casa. Se Gesù/Carità cresce in noi, il suo stile d’accoglienza diventerà anche il nostro e faremo sentire i nostri amici fratelli piuttosto che ospiti.

Per questo non possiamo essere “gelosi della casa”. Se in alcuni periodi o circostanze limitiamo l’accoglienza non è per “gelosia”, bensì per salvaguardare la natura dei nostri macanàim: luoghi di ristoro e di formazione.

Si deve infine riflettere sulla qualità dell’accoglienza. Il prossimo ci deve trovare accoglienti, disponibili; attraverso di noi ogni uomo si deve sentire accolto dalla Chiesa.

Secondo l’idea di Papa Francesco il cristiano accogliente è un vero figlio della Chiesa, perché «la Chiesa è Madre e una madre accoglie la vita e la accompagna».

Il cristiano, il consacrato deve avere i tratti della Chiesa: accogliere la vita e accompagnarla.

Non scordiamolo mai, noi non siamo albergatori, siamo consacrati. Non accogliamo chiunque, accogliamo chi cerca Dio anche senza saperlo. Accogliamo la vita per accompagnarla. Chi non cerca questo assorbe le nostre energie in inutili conversazioni o altro, fino a non avere più forze, tempo e disponibilità per chi viene nel nome del Signore.

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